L’art. 23 del Ddl di Bilancio 2023 prevede un’interessante disposizione normativa finalizzata ad affrancare le riserve e gli utili di società partecipate estere residenti in paesi a fiscalità privilegiata. Tale norma disciplina due forme di affrancamento che hanno in comune il fatto di riguardare gli utili e le riserve di utili non distribuiti al 01/01/2023 risultanti dal bilancio al 31/12/2021 dei soggetti non residenti direttamente o indirettamente partecipati, e di non permettere l’affrancamento ai soggetti che non detengono le partecipazioni in regime di impresa.
Per l’affrancamento cd. “ordinario” è previsto il versamento di un’imposta sostitutiva del 9%, mentre per l’affrancamento cd. “speciale”, ovvero relativo agli utili rimpatriati dal controllante italiano entro il termine di versamento delle imposte dovute per l’anno 2023 (di norma il 30/06/2024) se accantonati in una riserva di patrimonio netto per almeno due esercizi, è prevista un’imposta sostitutiva del 3%, che diventa del 6% per le società di capitali.
L’imposta sostitutiva è calcolata in proporzione alla partecipazione nella società estera e, per le partecipazioni indirette possedute tramite società intermedie controllate, tenendo conto dell’effetto demoltiplicativo della quota di possesso. L’affrancamento acquista efficacia con l’indicazione dei relativi dati nella dichiarazione dei redditi per l’anno 2022, con retrodatazione degli effetti al 01/01/2023: ciò vuol dire che anche le distribuzioni degli utili black list avvenute ad inizio 2023 potranno beneficiare dell’affrancamento a condizione che venga indicato nel relativo Modello Redditi.
Si attendono conferme mediante norme attuative circa la modalità di verifica della natura privilegiata degli utili con le regole vigenti all’epoca della relativa formazione, al fine di valutare la convenienza di esercitare l’opzione per l’affrancamento solo su una parte degli utili non distribuiti, ricostruendo la stratificazione degli utili e individuando solo la parte “privilegiata”.
