Corte di Giustizia UE – Tassazione della plusvalenza per la vendita di partecipazioni a non residenti

Con la sentenza relativa alla causa n. C-472/22 del 16 novembre scorso, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha dichiarato l’incompatibilità con l’art. 63 del Trattato di funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) delle prassi fiscali interne degli Stati membri che trattano in modo differenziato le plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni in società, a seconda della residenza delle stesse.

Nel caso in esame la Corte ha censurato la prassi del Fisco portoghese, secondo cui le plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni in microimprese e PMI non quotate erano imponibili solo per il 50% del loro ammontare. Tuttavia, questa agevolazione fiscale veniva negata nel caso in cui le partecipazioni fossero cedute a società non residenti in Portogallo.

Il caso risale al 2019 e coinvolge un cittadino francese residente in Portogallo che aveva ceduto partecipazioni in una società francese non quotata al quale era stato negato il beneficio della riduzione del 50%, con il Fisco portoghese che giustificava tale decisione sostenendo che la normativa mirava a stimolare l’economia portoghese favorendo gli investimenti nelle società residenti nel paese.

La Corte Suprema ha respinto in toto la difesa presentata dallo Stato portoghese, sottolineando che una prassi fiscale che concede benefici solo alle cessioni di partecipazioni in società residenti nello stesso Stato del cedente, e nega tali benefici se le società sono residenti in altri Stati, viola l’art. 63 del TFUE sulla libera circolazione dei capitali.

La Corte ha sottolineato che la libertà fondamentale lesa in questo caso è quella dei movimenti di capitali (art. 63 del TFUE), applicabile sia nei rapporti con gli Stati membri che nei rapporti con Paesi terzi.

 

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